Agricoltura e qualità dell’aria nel bacino padano: esempi virtuosi di sperimentazioni in zootecnia e fertilizzazione per ridurre l’inquinamento atmosferico
L’impatto dell’Agricoltura sulla qualità dell’aria e le possibili soluzioni per ridurlo sono stati al centro di un recente convegno dove, dopo tre anni di lavoro, sono stati presentati i risultati delle attività del pillar Agricoltura sviluppate nell’ambito del progetto LIFE PrepAir.
Sulla base delle sperimentazioni effettuate durante il progetto, sono state anche ipotizzate soluzioni per ridurre l’ammoniaca che viene emessa in atmosfera dai reflui zootecnici (nelle fasi di stabulazione, stoccaggio e spandimento), grazie all’utilizzo di buone pratiche.
Proprio per “toccare con mano” i risultati positivi di questa sperimentazione, un folto gruppo di operatori del progetto LIFE PrepAir ha svolto una “site visit” alla Cerzoo di Piacenza, azienda agricola sperimentale legata alla locale Università del Sacro Cuore.
La visita – grazie all’esposizione dei responsabili delle attività agricole e zootecniche – è stata molto interessante, e ha permesso di capire come già negli ultimi mesi, basandosi sulle indicazioni e sugli strumenti di misurazione messi a disposizione dal progetto, sia stato possibile sperimentare applicazioni in grado di ottenere risultati importanti nell’ottica della riduzione di inquinamento atmosferico.
In particolare, Andrea Fiorini, ricercatore dell’Università Cattolica Sacro Cuore, ha spiegato che “nell’ambito di Prepair si sono individuate, testate e valutate diverse pratiche agronomiche della zootecnia, e le conseguenti strategie di spargimento dei reflui e della fertilizzazione”. L’obiettivo era appunto la riduzione di volatilizzazione dell’ammoniaca, che caratterizza lo spandimento di fertilizzanti organici e chimici, nonché la riduzione delle emissioni di protossido d’azoto, una sostanza molto climalterante.
Un obiettivo raggiunto attraverso varie attività integrate. “Per quanto riguarda gli animali – ha spiegato il professor Erminio Trevisi, presidente del Cerzoo – molteplici controlli individuali sul loro comportamento, diete specifiche e controllo dei loro ingesta ed escreta. Quindi, controlli individuale sulle emissioni di metano, e controllo di feci e liquami, che poi vengono utilizzati in maniera razionale in azienda”.
A livello di colture agricole, quindi, “abbiamo iniziato con la riconversione del terreno a sistemi che riducono le lavorazioni verso un’agricoltura sostenibile ed efficiente – ha detto ancora Fiorini -. All’interno di ciò, l’applicazione di tecnologie di ottimizzazione del potere fertilizzante dei reflui di allevamento, la cui corretta gestione può garantire una sostituzione parziale o totale dei fertilizzanti chimici. A livello di campo, poi, abbiamo valutato opportuni spandimenti della frazione solida e interramenti con attrezzature ad hoc. A valle di queste attività, il monitoraggio ci ha permesso di documentare i vantaggi agroambientali ottenuti: una riduzione della volatilizzazione di ammoniaca superiore al 50% e una riduzione delle emissioni di protossito d’azoto fino al 25%”.
All’incontro hanno partecipato rappresentanti dei settori ambiente e agricoltura di alcune delle Regioni del Bacino Padano, rappresentanti delle associazioni di categoria del settore e di centri di ricerca.